Da dove inizio? Diversamente da molti altri viaggi, questa volta non ho preso appunti, non ho scritto giorno dopo giorno sul computer cosa era avvenuto perchè le giornate sono state piene, intense, lontane dalla tecnologia e vicine, (fin troppo!) alla natura. Sono ancora piuttosto frastornata, ma credo di raccontarvi la nostra esperienza tra Sud Africa, Zimbabwe e Botswana per argomenti, affrontando tematiche diverse che ci hanno fatto scoprire con i nostri occhi, giorno dopo giorno, quanto sia bella l’Africa.
L’argomento di oggi è: Parchi&Animali: la differenza tra parco recintato, riserva e parco vero…
Prima di partire per questo viaggio, abbiamo visto centinaia di documentari e letto molti racconti di viaggiatori che prima di noi hanno fatto un Safari; ero incuriosita soprattutto da coloro che arrivati all’aeroporto avevano noleggiato un’auto e si erano poi organizzati da soli le escursioni nei parchi per avvistare e fotografare animali di ogni genere. Io nei documentari ho visto spesso animali arrabbiati, pericolosi e imprevedibili e mi sono sempre chiesta cosa avrebbero fatto i viaggiatori fai da te in situazioni di pericolo, davanti ad un elefante agitato o ad un leone che si era svegliato male.
Ecco, a fine viaggio, abbiamo capito esattamente come funziona. E ve lo spiego, se non avete avuto la possibilità di provare tutte e tre le esperienze come noi;

Il primo assaggio di natura africana lo abbiamo avuto prima dell’atterraggio sulla piccola pista di Hoedspruit (non so per quale strana ragione, la pronuncia è hutspreut o qualcosa di simile!) dove un grosso facocero ha tentato l’attraversamento proprio sotto il nostro aereo: ottimo inizio direi! Nel tragitto che abbiamo fatto dall’aeroporto al lodge abbiamo avvistato scimmie, impala e altri facoceri ma le emozioni vere sono arrivate il giorno seguente. La giornata è iniziata alle 06.00 per la partenza in direzione Kruger Park: si tratta del parco più famoso di tutto il Sud Africa ed ha un’alta concentrazione di animali. Il parco è recintato ma è di dimensioni notevoli e non basta una sola giornata per girarlo tutto; alle 06.30 siamo davanti ai cancelli, agitati ed eccitati per la giornata. Mentre prendiamo un caffè esattamente davanti all’entrata, la signora che è con noi viene a chiamarci: ci invita a guardare la strada asfaltata del parco nel mezzo della quale si trova un grande elefante. E’ distante da noi, ma si vede benissimo, colpito dai primi raggi di sole. Lo stupore è tanto, la giornata non poteva iniziare meglio!

Siamo con un pulmino coperto e solo nei giorni seguenti ci rendiamo conto che è stata la soluzione ideale, per stare una giornata in giro: l’auto scoperta sarebbe stata molto più scomoda, sia per il vento freddo delle prime ore del mattino, che per il sole delle ore centrali. Non passano più di 2 minuti senza vedere un animale: inizialmente ci fermiamo anche per fotografare lontane giraffe, poi scopriamo che le giraffe ce le troviamo a due metri da noi. Vediamo centinaia di impala sui bordi delle strade. Mica si impauriscono, restano fermi anche quando ci avviciniamo particolarmente. Poi zebre, kudu, ancora impala e giraffe, poi giriamo un angolo e troviamo gli elefanti. Maestosi e giganti, se ne stanno tranquilli a mangiare vicini a noi. Ci mettiamo a fare una considerazione: ma se l’elefante si agita e tu sei nella tua macchinina e te lo trovi davanti, cosa fai? Noi siamo con la guida del Sud Africa e ci sentiamo più tranquilli ma di fatto gli elefanti non si accorgono neanche della nostra presenza. Sono assuefatti dal rumore delle macchine, piccole dosi quotidiane fin da piccoli e ora restano impassibili. Il parco è davvero grande, ma la quantità di animali è notevole e con grande sorpresa ci troviamo vicini ad una leonessa che, nascosta tra la vegetazione del colore del suo manto, osserva gli impala poco distanti, pronta all’attacco. Anche lei è impassibile e non si accorge della nostra presenza, nonostante la vicinanza.

Proseguiamo la ricerca degli animali: io scatto centinaia di foto, Ale filma qualsiasi cosa che si muova.

La sera, al rientro al lodge, quando diciamo che l’indomani faremo l’uscita “Big 5” nella riserva vicina, ci dicono che sarà un’esperienza completamente diversa e che non sarà necessario portare il tele obiettivo; gli animali saranno così vicini da essere fotografati con un obiettivo “più corto”. Oh, avevano ragione. La formazione è composta dal ranger sudafricano che guida, “l’avvistatore” seduto su un sedile sul cofano dell’auto, noi e due tipi strani che non smettono un attimo di chiaccherare.  In due ore e mezzo abbiamo visto tutti e 5 i big 5: prima gli elefanti che bevevano ad un laghetto e che poi ci sono passati accanto (tanto da non entrare nella foto per intero), poi i bufali, poi al ranger arriva una segnalazione via radio: c’è il leopardo allo scoperto. Lui è più gasato di noi e nonostante il fatto fossimo vicinissimi ad un gruppo di 4-5 rinoceronti, ci ha portati subito dall’animale meno facile da avvistare. Dopo un po’ di attesa e di giri attorno al punto dove era stato visto, lo abbiamo trovato. Bello, bellissimo, indimenticabile. Si è fatto vedere per poco, poi ha attraversato una zona che noi non potevamo raggiungere ed è sparito tra la vegetazione. Eravamo felici di averlo visto, è una fortuna non da poco. Proseguiamo il tour all’interno della riserva e poco prima del tramonto del sole, ci troviamo davanti un grande leone. Restiamo senza fiato. E’ davanti alla recinzione che divide le due proprietà e se ne sta seduto, rilassato. Accanto a noi un altro gruppo di turisti, increduli come noi per la bellezza del momento. Dopo pochi minuti, il leone si alza e ruggisce mentre Ale riprende il tutto e mi guarda stupito. Il ruggito del leone, ci dice il ranger, può essere sentito fino a 8km di distanza e noi ci sentiamo dei privilegiati. L’altra auto va via e noi restiamo ad assaporarci questo momento, da soli. Poco dopo, una sorpresa. Al di là della recinzione, c’è un altro bellissimo leone maschio, con il manto più scuro che si avvicina all’altro con fare minaccioso. Non sappiamo cosa succederà ma i leoni non prestano attenzione a noi e dopo un breve bisticcio attraverso la rete, proseguono il viaggio lontani da noi.

Era vero, le emozioni provate nel game della riserva privata sono state totalmente diverse e i ranger avevano molta familiarità con gli animali, tanto da avvicinarsi più di quanto pensassi. Scopriremo poi che la facilità di avvistamento è dovuta dalle ridotte dimensioni del parco recintato e dal grande numero di animali che, seppur senza radiocollare, si trovano facilmente. Abituati fin dalla nascita ai rumori delle auto, anche qui non percepiamo mai il pericolo e con l’auto aperta, le emozioni si moltiplicano.

Ci rendiamo conto della natura vera degli animali, della loro imprevedibilità e del lato “vero” del Safari, l’ultimo giorno in Zimbabwe. Ma di questo, ve ne parlerò domani…

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