Le Cascate Vittoria sono l’attrazione principale dello Zimbabwe e sono anche il fulcro commerciale dell’omonimo paesino che conta quasi più turisti che abitanti; le cascate si trovano in due paesi confinanti, lo Zimbabwe e lo Zambia, divisi solo dal fiume Zambesi che tocca entrambi con le sue acque; a seconda del periodo in cui visiterete Vic Falls, troverete paesaggi completamente diversi, caratterizzati da una portata enorme (come nel periodo in cui siamo stati noi, a maggio) oppure con portata ridotta, esattamente alla fine della stagione secca, che coincide con i mesi di ottobre/novembre; valutate l’idea che andarci nel periodo di magra potrebbe risultare molto deludente dato che la bellezza e la spettacolarità di queste cascate è rappresentata proprio dallo scorrere incessante d’acqua; 
Per entrare alle cascate Vittoria, chiamate così da David Livingstone in onore della Regina d’Inghilterra nel 1855, è necessario pagare un biglietto di 30 Dollari a persona; ci avevano detto che ci saremmo bagnati completamente, dalla testa ai piedi e io avevo comprato due miseri (ma proprio miseri) impermeabili usa e getta; sì, di quelli che non costano nulla perchè in tutta sincerità non pensavo che l’acqua sarebbe stata così tanta! Inizialmente, gli impermeabili stavano nello zaino e dai primi scorci ci arrivano solo degli schizzi, ma senza essere “pericolosi”. Si segue un percorso che pian piano ci porta alla panoramica delle cascate maggiori e più che ci avviciniamo e più che notiamo che le altre persone sono bagnate, con le macchine fotografiche infilate in sacchetti di plastica e con impermeabili di ogni genere, lunghi anche fino ai piedi. Capiamo ben presto che il nostro misero sacchetto di plastica copre a malapena lo zaino e i piedi iniziano a bagnarsi; 
Nota fondamentale se dovete andarci: noi avevamo pantaloncini corti/lunghi e scarponcini mentre abbiamo incontrato molte persone con le infradito. Ecco, ad Ale è passato proprio dietro ai piedi un piccolo serpente verde e considerando che in Zimbabwe ci sono i green mamba, direi che è decisamente meglio andarci con le scarpe invece che con le ciabatte. Noi resteremo sempre con il dubbio, sarà stato oppure no un green mamba? Chissà! 
Questa foto l’ho dovuta modificare dopo averla scattata perchè il vapore e gli schizzi avevano creato un muro bianco davanti ad Ale ma volevo farvi vedere l’impeto delle acque! Come vedete dalla terra attorno ai piedi di Ale, è tutto bagnato e scivoloso, per fortuna la temperatura era gradevole e non si sentiva freddo! 
Poco dopo ci siamo trovati ad un bivio: proseguire a destra facendo la strada più facile ma anche più lontana dal panorama, oppure addentrarci nella strada di sinistra che costeggiava il lato cascate, dove un simpatico cartello diceva qualcosa tipo: “da qui in poi sono affari vostri. Vi inzupperete dalla testa ai piedi e vi chiederete chi ve l’ha fatto fare, non correte e cercate di non cadere di sotto, visto che non ci sono barriere”. 
Ovvio, abbiamo nascosto bene macchina fotografica e telecamera e ci siamo lanciati. Siamo stati presi a secchiate d’acqua per circa 2 minuti, ogni tanto ci guardavamo e ridevamo come non facevamo da tempo. Un percorso anche lungo, che ha lasciato indenni solo le nostre mutande. Calzini, scarpe e gran parte dei pantaloni completamente fradici (ma eravamo stati previdenti e avevamo il cambio nello zaino!). I capelli si sono asciugati poco dopo. 
Dopo aver terminato il tour all’interno del parco, dal lato Zimbabwe, siamo andati sul ponte che divide i due paesi, ma anche lì tutta l’acqua in volo, non ci ha permesso di fare grandi foto; i più temerari possono lanciarsi giù dal ponte e fare bungee jumping, noi ci siamo limitati a guardare un ragazzo che lo faceva! Vi buttereste mai da lì?! 

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