Dicono che questo isolotto davanti alla costa est di St. Martin sia qualcosa di particolarmente figo. A noi però non sembra, ma forse ci sbagliamo. Cristian, il direttore food and beverage del Westin e Joel, l’amico di mio fratello che qui c’è nato, ci hanno detto che non possiamo perderci questa spiaggia e quindi, un po’ titubanti ma anche certi di non trovare fregature, la giornata di oggi è a Pinel Island, detta anche Ilot Pinel dai francofoni.

Un cartello in legno con una scritta fatta a mano, situato nel mezzo di una curva ci indica la giusta direzione da prendere: i più audaci potrebbero quasi fare la traversata a nuoto, c’è chi noleggia la canoa, noi invece siamo più tradizionalisti e per 7 dollari andata e ritorno, saliamo sulla barchetta che in poco più di dieci minuti ci porta sull’isolotto con il mare color Maldive. Il personaggio che guida la barchetta è un tipo davvero buffo. Un vero caraibico che non sai mai se ti prende in giro o se dice sul serio, racconta che da 35 anni, ogni singolo giorno si sveglia per fare questo lavoro che, facendo due conti, risulta piuttosto ben pagato. Ovviamente però il boss non è lui.

Ha un fischietto giallo che mi ricorda molto quello che il prof di disegno, Nevio Ladu, aveva in gita a Parigi in prima superiore. Quello produceva un suono così assordante che tutti, immancabilmente, rispondevano alla sua chiamata, proprio per farlo stare zitto. Il marinaio della barchetta – che ci ha detto il nome ma che non ricordo- dopo aver fatto tre o quattro fischi per ricordare ai ritardatari che stavamo partendo, ha tolto le cime e si è messo alla guida. Ha urlato in varie lingue il fatto che alle 4 passava l’ultima barca per il ritorno e chi se la fosse persa, sarebbe rimasto a dormire sotto le stelle.

 

Le 4 sono un orario pessimo per tornare a terra. Pinel Island, come dicevo sopra, ha il mar color di Maldive ovvero spiaggia bianca, laguna con l’acqua bassa, chiara, calda e perfetta per trascorrerci tutto il giorno, immersi come se non ci fosse un domani. Tra i due spacciatori di ombrelloni, uno che li proponeva gialli ma più vicini al molo di attracco e l’altro color tortora, nella zona più bella, abbiamo optato per il secondo. 20 Dollari per due lettini con materassini e parasoleil. Prima fila, facile in questo periodo! Considerando che alle 4 dobbiamo per forza far ritorno a St. Martin, siamo felici di aver preso la barchetta alle 09,30. Questa volta, svegliarsi presto è servito a qualcosa!

Dopo esserci arrostiti da un lato, ci giriamo dall’altro, certe volte sul lettino, altre direttamente sul bagnasciuga: questo isolotto è una meraviglia, non lo pensavamo. Volendo fare gli esosi, si può ordinare il pranzo anche senza muoversi dalla spiaggia, ma noi abbiamo voglia di stare seduti ad un normale tavolo e per pranzo raggiungiamo in 30 passi il beach bar fighetto  che si chiama Le Karibuni e ci sediamo a bordo mare. Sotto di noi si trovano due casse con le aragoste e Ale ne prende una che gli verrà cotta alla griglia.

Questi francesini hanno capito alla grande come fare. Hanno questi beach bar in giro per le spiagge più belle, cucinano piatti belli, buoni, studiati per sfruttare al meglio le prelibatezze del posto e si fanno pagare bene. Per pranzo infatti, in questo genere di localini -aragosta a parte che è bene mangiare una sola volta in tutta la vacanza-, si spende una media di 50 dollari per un’insalata/un carpaccio o un piatto di pesce alla griglia con acqua e caffè. Forse mi sono spiegata male, la cifra è per un pranzo di 2 persone. Gli hamburger sono spesso la soluzione più economica. Va detto che in alcune spiagge, in questo periodo, se mangi al beach bar hai i lettini e l’ombrellone incluso, risparmiando così 10/15 dollari. Meno cari e molto più spartani sono invece i beach bar gestiti dai ragazzi caraibici che spesso sono eccezionali. L’unico aspetto negativo è che, in certe spiagge, hanno lettini vecchi e scomodi che ti fanno poi scegliere les francaises;

La mia insalata di pesce affumicato in casa, con avocado e olive è davvero buona e abbondante. L’aragosta di Ale è anch’essa cotta alla perfezione, senza troppe salse extra. Ce ne torniamo a bagno e ci restiamo fino a poco prima delle 4 quando, con molto dispiacere, torniamo a St. Martin. C’è il tempo di uno yogurt a Marigot, poi ci aspetta una doccia, una cena (pessima) nel locale dove l’altra sera abbiamo mangiato le rosticciane e poi il letto: siamo felici. Goodnight!

Link utili: Noleggio Auto St. Martin: Next Level Car Rental – Westin Dawn Beach Resort – Solari Collistar – Solari L’Erbolario – Oyster Bay Beach Resort

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