C’è una puntata di Sex&TheCity in cui Miranda fa notare a Carrie quante paia di scarpe abbia nell’armadio e facendo una media del costo di Manolo Blahnik, Louboutin e Jimmi Choo, le fa presto scoprire quanti soldi Carrie abbia speso nel corso degli anni per impreziosire le sue giornate e la sua strepitosa scarpiera. E Carrie ci rimane male.

Ieri, per caso, ho dovuto calcolare il numero dei viaggi fatti, degli aerei presi e delle destinazioni viste in questi 27 anni con i miei occhi e ne è venuto fuori un numero impressionante.  Mi è venuto in mente l’episodio di Carrie e a spanne ho cercato di calcolare quanti soldi i miei genitori in passato ed io poi, abbiamo speso per farmi di viaggiare e ho constatato che la somma, pur approssimativa, è ancor più sconvolgente. Certo, spalmata nel corso degli anni fa meno effetto, ma rivista così, in un numero solo, scritto a mano in un foglio sulla scrivania, provoca un certo scompenso.

Poi ho pensato alle esperienze che ho avuto il piacere di fare e ho iniziato a sorridere. Nessun conto in banca mi arricchirà quanto l’aver viaggiato.

Scoprire come avviene un matrimonio tra due ragazzi in Zimbabwe in cui si negoziano ancora buoi e capre; capire perché la divinità Ganesh abbia quella forma particolare mentre siamo seduti davanti ad un lago sacro; guidare tra le strade americane a 6 corsie cantando Fix You e usando una bottiglia di plastica come microfono; prendere un aereo da sola; cucinare assieme alle ragazze di Keyodhoo e cercare di imparare il dhivehi per interagire meglio; restare immobili davanti al ruggito di un leone a 15 metri da me; provare per la prima volta il sushi vero, quello fatto da veri cuochi giapponesi nella loro patria, dopo averlo ordinato a gesti; mangiare piatti marocchini in luoghi sudicissimi; alzare la testa e trovarsi davanti l’albero illuminato di Rockfeller Center, presente in ogni film di Natale che si rispetti; restare meravigliata davanti alla bellezza dei colori del mare delle Maldive e di Anguilla; svegliarsi e passeggiare a Central Park con la neve e fare i salti di gioia sapendo che il volo di ritorno è stato posticipato di un giorno; mettere maschera, pinne e boccaglio e stupirsi davanti alla barriera corallina, alle tartarughe e alle mante; partecipare e vincere un concorso di lingua russa a Mosca; fingere di essere il maestro d’orchestra a Vienna e agitare la bacchetta al ritmo della marcia di Radetzky; poter stringere la mano all’unico e vero Babbo Natale, in Lapponia; lamentarsi di come gli spagnoli escano troppo tardi la sera; prendere il treno notturno Mosca-San Pietroburgo senza il minimo timore; scoprire in maniera sconvolgente a 15 anni come la mia coetanea francese si faceva le sigarette da sola e come baciava il fidanzatino davanti a sua mamma; fingere di andare a lavorare a Londra e fare colloqui per essere assunta nei ristoranti; vedere per la prima volta gli elefanti in natura e averne anche paura; assistere ad una partita di Nba con hot dog e hamburger ordinati a fine primo tempo, litigare con Ale per pagaiare sul fiume Zambesi col rischio di finire sopra agli ippopotami; vedere con i miei occhi quanto kitsch sia il Venetian a Las Vegas e come siano assurdi i gondolieri fake; cercare di capire se Dubai mi piace oppure no; essere sempre alla ricerca di nuove mete da scoprire. Essere consapevole di quanto i viaggi mi abbiano fatto crescere.

È difficile spiegare come sia possibile amare così tanto le partenze, ma una volta che hai iniziato a viaggiare, privarsene risulta difficile. Il viaggio non solo rompe la routine, ma crea storie e intrecci che resteranno per sempre con te e ti arricchiranno in una maniera affascinante e unica. Viaggiare è sorprendente, è creativo, è formativo. Non importa se si tratta del weekend a Londra o della transiberiana, ogni giorno fuori casa, offre delle opportunità che chi resta chiuso in casa non potrà mai avere. I ricordi di viaggio sono così preziosi che anche a distanza di anni ti permettono di avere impressi nella mente dei dettagli che agli altri sembrano stupidi e irrilevanti e per te rappresentano tutto. Dettagli che ti fanno sorridere. Ripenso al primo viaggio con le amiche all’isola d’Elba fatto di risate in ogni momento della giornata, al copri orecchie comprato a Bryant Park mentre la neve iniziava a scendere, a quella gonna che ho indossato solo quella volta a Las Vegas, dove sapevo che non sarei stata giudicata, e che mi faceva sentire bellissima. Ognuno di noi conserva ricordi di viaggio che fanno stare bene ed è per questo che non dobbiamo mai smettere di farlo.

Tutti dovrebbero poter avere questa possibilità, nel proprio Paese e all’estero, perché nessuna scuola ti insegna quanto l’esperienza del viaggio, né ti dona la ricchezza che queste esperienze riescono a trasmetterti. E allora, pianificate e partite. Domani, tra un mese o tra un anno, quando potete, partite.

Immagine mrsdkrebs via Flickr

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