Il risveglio è stato incredibile. Un tiepido sole splendeva in un cielo azzurro, senza essere disturbato da nuvole e rendeva le dune ancor più affascinanti; il giorno precedente, quando siamo andate a fare l’escursione sul dromedario, il cielo era coperto e un forte vento ci ha impedito di fare molte foto per la paura di danneggiare le macchine fotografiche; 
dopo aver fatto colazione davanti alle dune, ci siamo diretti verso un’oasi vicina per scoprire come i vari villaggi del deserto riescono a vivere: è incredibile come, una fonte di acqua riesca a dar vita a palmeti, a orti e frutteti che forniscono il sostentamento per tutto l’anno alle persone che ci abitano. Il contrasto di colori è molto forte e durante il corso del viaggio abbiamo visto numerose oasi, ognuna con qualcosa di speciale. 
L’oasi più bella che abbiamo visto, dove abbiamo pernottato l’ultima sera del tour è stata quella di Fint; abbiamo dormito a La Terrasse des delices che è, credo, una delle due scelte possibili in questa località. L’oasi si trova nella gola di due monti perciò il panorama è bellissimo ma non funzionano i telefoni cellulari, proprio per la particolare posizione. No problem, avvertiamo tutti alle 5 del pomeriggio, quanto arriviamo e ci risentiamo al mattino successivo, quando ripartiremo per Marrakesh! 
La sistemazione presso questo hotel a gestione familiare è semplice ma curata; i ragazzi che gestiscono la struttura sono disponibili e Mohamed, il più anziano è davvero simpatico e ci saluta in tutte le lingue che conosce! Gli altri, Naeem, Said e Ismail sono molto timidi ma si scateneranno poi dopo cena, suonando i tamburi e cantando canzoni coinvolgenti, in puro stile africano. Loro sono berberi, non arabi e nel corso del viaggio impariamo a distinguere queste due popolazioni dai tratti somatici; hanno usanze molto diverse dagli arabi e parlano lingue ben distinte. 
Prima che il sole tramonti, Said ci porta a fare un giro per l’oasi, mostrandoci le piante di melograno, di pesco, di fico e le numerose varietà di verdura dell’orto. Il fiume che attraversa il villaggio è lungo 800km ed offre la possibilità a molte comunità di vivere dignitosamente. Il contrasto tra le diverse tonalità di verde con i marroni delle montagne è davvero bello ma le foto non rendono giustizia a questo panorama. Durante il tour, Said scambia qualche parola con noi in francese, raccontandoci qualche aneddoto di vita quotidiana e ci fa molto piacere poter conoscere la loro cultura così da vicino. Ad un certo punto, dobbiamo guadare il fiume: l’acqua è molto bassa ma abbiamo paura di scivolare e far cadere le macchine fotografiche. Nessun problema, Said si toglie le scarpe e con i piedi in acqua ci aiuta ad attraversarlo. 
Per cena abbiamo mangiato un’ottima zuppa di legumi accompagnata poi da cous cous con verdure e manzo; la cucina marocchina è molto buona, ma dopo quasi una settimana, i sapori speziati non ci vanno più e pensiamo tutte che ci vorrebbe uno spaghetto aglio e olio per terminare al meglio la giornata!
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