Il bello deve ancora venire! (Leggi il post precedente QUI (parte 1) e QUI (parte 2)
La giornata non era ancora finita. Di emozioni ne avremmo provate tante e molto diverse tra di loro. Lo stupore e la curiosità, il timore e la paura, la calma e la felicità. Un mescolone di sensazioni provate nell’arco di poche ore.
Come vi dicevo nei post precedenti, questo parco era del tutto diverso dagli altri e dopo esserci fermati per pranzo in riva al fiume, abbiamo proseguito la ricerca degli animali dirigendoci verso l’uscita. Mi è capitato molte volte di vedere documentari in cui i viaggiatori si trovano in situazioni di vero pericolo di fronte ad animali inferociti e spesso mi sono chiesta come possono capitare cose del genere. A fine giornata, ci siamo resi conto che a volte pur non facendo niente di particolare, pur rispettando le distanze dovute dagli animali, può capitare di sentirsi in pericolo e in quel caso è opportuno essere nelle mani di brave guide che sapranno cosa fare per evitare il peggio.
La savana dello Zimbabwe, a differenza di quanto immaginassi prima di arrivare, è una savana piuttosto ricca di vegetazione e le piogge terminate solo pochi mesi fa ci hanno fatto trovare una flora rigogliosa e folta, con le prime foglie autunnali dai colori rossastri. Durante il tragitto sulla strada sterrata, un gruppo di alberi ci impediva di vedere chi o cosa si nascondesse all’interno e appena aver superato la prima pianta, abbiamo trovato un bel gruppetto di elefanti; erano ancor più vicini di quelli visti precedentemente e ci siamo soffermati come sempre per scattare foto e fare filmati. Visto quanto ci era accaduto al mattino, l’autista ha evitato di spegnere il furgone che ha subito attirato l’attenzione degli animali. Tra i numerosi elefanti ce e era uno particolarmente piccolo, avrà avuto non più di 2 mesi e si sa che le mamme sono ancor più vulnerabili quando hanno un cucciolo da accudire. Non è passato più di un minuto che uno degli elefanti si è subito avvicinato a noi con fare “birbo”, come si dice da noi, e ha aperto le orecchie in segno intimidatorio. Era vicino e dalla mia parte e cercavo di farmi piccola piccola dietro la macchina fotografica che continuava a scattare foto a caso. Non siamo partiti subito, attendevamo che l’animale retrocedesse leggermente. E’ tornato indietro, sì, ma per prendere la rincorsa! Prima si è scosso totalmente, poi ha barrito e ha attirato l’attenzione dell’altra femmina che si è subito avvicinata, ci ha barrito e non si è mostrata felice della nostra presenza. Era il momento di andare, la guida ci ha detto che le notevoli dimensioni del nostro furgone hanno impedito all’elefante di caricarci e se fossimo stati una piccola auto, non ci avrebbe pensato due volte. Io ho avuto paura e ho sperato di non rivedere più elefanti almeno fino al giorno dopo…
Eppure non abbiamo fatto niente di strano!
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