Dopo l’atterraggio a Mahé è iniziato il nostro soggiorno alle isole Seychelles: ecco le impressioni della prima giornata, tra aerei minuscoli e piante dalle dimensioni esagerate, con le prime valutazioni su un Paese che abbiamo scoperto per la prima volta.
Quando siamo atterrati a Mahè eravamo meno stanchi del previsto: la curiosità di visitare un nuovo Paese era forte ma la nostra energia è stata subito messa a tacere dalla calma inflessibile dei seychellesi. Il controllo passaporti ha richiesto un bel po’ di pazienza, è incredibile che ci sia al mondo qualcuno più lento dei maldiviani. Usciti dall’aeroporto con le valige, ci siamo diretti al check in di Air Seychelles per il volo interno da Mahé a Praslin. Ci hanno detto che ci avrebbero fatti partire col volo precedente: abbiamo dovuto comunque attendere un po’, ma siamo riusciti a salire sul volo delle 09.00 invece che su quello delle 10.15. Un’ora in più da trascorrere a Praslin!
Ci siamo avvicinati al piccolissimo aereo, che prima avevo visto solo in foto, con quel misto di ansia e adrenalina che contraddistingue questi momenti. Più che ci avvicinavamo e più che capivamo quanto fosse stretto, corto e potenzialmente instabile. Non c’era tempo per i commenti, i posti 3 A e 3 B erano per noi e senza pensarci due volte siamo entrati e ci siamo seduti. Davanti a noi una coppia con una bambina e poi la porta, aperta, della mini cabina di pilotaggio dove due trentenni con i bermuda armeggiavano con i tanti tasti che si trovavano davanti a loro. Dietro di noi qualche altro passeggero, 18 posti in tutto, per fortuna occupati solo in parte.
L’unica volta in cui mi sono trovata in una situazione simile era nel volo da Miami a Pensacola, un paesino della Florida dove abitava un’amica. Quando all’hostess chiesi il posto al finestrino, si mise a ridere e mi indicò l’aereo a pochi metri di distanza, dove il finestrino era d’obbligo. Non ho particolari ricordi di quel momento, mentre mi è ben chiaro come è andato il volo da Mahé a Praslin: il tragitto dura solo 15 minuti e dopo i primi momenti conditi da un pizzico d’ansia per la claustrofobia (l’aereo è stretto e non c’è spazio per starci in piedi), ci siamo goduti il volo sopra le due isole. Da consigliare a chi ama volare, da evitare se entrate in crisi quando salite su un Boeing a380.
Usciti dal grazioso aeroporto, tra palme e drappeggi della bandiera delle Seychelles, abbiamo preso un taxi per l’Indian Ocean Lodge, la prima tappa del nostro viaggio alle Seychelles. Si trova sulla costa sud ovest e ha delle camere molto raffinate: dalle lampade a forma di Coco de Mer, simbolo delle Seychelles, alle zanzariere che circondano tutto il letto, la camera è arredata nei toni del sabbia e del verde acqua con molto gusto. La veranda poi è la ciliegina sulla torta, dove abbiamo trascorso le serate senza wifi e con grandi chiacchierate. Inizialmente quando ho saputo che il wifi era attivo solo nella zona ristorante e nella hall ho pensato che fosse un grande, grandissimo errore: poi, ho capito che lo spirito di questa isola è proprio questo, si vive disconessi dal mondo, si parla molto più di rispetto a quanto siamo abituati a casa e si torna a vivere la vita fatta di emozioni vere. Dovremmo ricordarci più spesso quanto sia appagante passare una serata con due birre davanti al mare invece che a testa bassa sul telefono.
Già dall’arrivo abbiamo capito che le alghe sono di forte impatto per la vita dell’isola, in maniera sistematica: da maggio ad ottobre le alghe si trovano nella costa di Grande Anse, dove appunto si trova l’Indian Ocean Lodge e lungo tutto il profilo fino a sud e in parte anche a Cote D’or. Nei restanti sei mesi, Grande Anse si trasforma completamente e torna ad essere una spiaggia utilizzabile e bellissima mentre Cote D’or diventa inaccessibile. E’ un vero peccato non poter approfittare di tutte queste spiagge contemporaneamente, ma questa è Madre Natura, cosa vogliamo farci?
Ma torniamo a noi. Ci siamo riposati per un po’ e successivamente siamo partiti per una prima esplorazione dell’isola. Il cielo era coperto, quindi abbiamo scelto di visitare la Vallée de Mai, il parco più importante delle Seychelles dove nasce appunto il Coco de Mer, la palma che contraddistingue questo arcipelago. Le piante, maschi e femmine producono dei frutti dalla forma davvero bizzarra e girando per l’isola troverete il Coco de Mer femmina in ogni rappresentazione, dalle insalatiere al ristorante ai quadri, dai portachiavi alle sculture di arredamento: è così importante che è raffigurato anche nel timbro che viene fatto sul passaporto, all’arrivo nel Paese!
L’entrata al parco costa 28 Dollari a persona: fin da subito capiamo che le Seychelles non sono una meta economica, ma con le dovute accortezze siamo riusciti a contenere il budget giornaliero e vi racconteremo come fare per non buttar via i soldi inutilmente. All’entrata vi verrà data una mappa del parco con le indicazioni di tre sentieri: uno breve, uno medio e uno lungo. Noi abbiamo optato per quello medio, dura circa un’ora e mezzo e si percorre in autonomia, senza il rischio di perdersi.
Le vegetazione nel percorso è molto simile, ma è impressionante: alcune foglie penzolano giù e avvolgono Ale dalla testa ai piedi, altre piante sono così ingombranti da coprire tutto lo spazio sopra di noi, oscurando il paesaggio. Il Coco de Mer si scorge spesso e i frutti si riconoscono da lontano, anche se non sono del tutto formati come quelli che si trovano all’entrata del parco, ideali per vederli da vicino.
Terminato il percorso ci siamo resi conto che non potevamo muoverci a piedi per raggiungere altri posti: i taxi alle Seychelles sono piuttosto costosi e davanti al parco c’era la fermata del bus: soluzione perfetta! L’autobus è un mezzo che amiamo prendere quando siamo in viaggio perché non solo è economico, ma ti consente di farti un’idea del posto dove ti trovi senza troppe difficoltà. Il primo giorno in cui siamo in un nuovo Paese siamo storditi dal lungo volo, stanchi e non conosciamo le strade, perciò è capitato diverse volte di affidarci agli autobus che si sono sempre rivelati una buona alternativa.
Alle Seychelles la corsa costa 5 Rupie, pari a circa 30 centesimi di Euro e visto che le strade sono 4, non è difficile trovare l’autobus giusto per la destinazione che volete raggiungere, ci faremo anche un post a riguardo. Sono mezzi un po’ sgangherati, vecchiotti e con i sedili a volte sciupati, ma per quello che costano, il servizio va bene. Abbiamo preso il primo che è passato, in direzione St. Anne e abbiamo raggiunto l’unico agglomerato di case che può assomigliare ad un nostro paesino, con due chiese, una scuola, il porto dove si raggiungono Mahé e La Digue in barca, qualche negozietto ed una palestra. Siamo scesi e abbiamo fatto un giretto, ma non c’era molto da vedere, quindi abbiamo preso un altro autobus e ci siamo diretti verso Cote D’or, la costa più rinomata e conosciuta di Praslin.
E’ inusuale vedere come un Paese dal potenziale molto alto, sia sfruttato e utilizzato così poco: a Cote D’or, oltre ad hotel e qualche ristorante, non c’è molto di più. La lunga spiaggia, che in questo periodo ha le alghe in alcuni tratti, è silenziosa e rilassante – capiremo poi che tutte le spiagge sono così, non esistono luoghi affollati per i turisti – e ogni tanto si trovano ragazzi che senza essere invadenti, propongono le escursioni. In altre isole del mondo il turismo sarebbe sfruttato molto di più ma a quanto pare da queste parti preferiscono pochi clienti disposti a spendere molto. Il luogo perfetto se volete staccare la spina e isolarvi dal mondo, nella totale quiete della natura.
Il cielo era coperto e non ci ha mostrato la spiaggia al meglio, già dal giorno dopo la apprezzeremo come si deve, con un libro in una mano e un succo di frutta fresca nell’altra. Ah, la frutta. Ci sarebbe da aprire un capitolo intero per parlare di quanto sia buona la frutta delle Seychelles. Ma questo lo faremo nel prossimo post!
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