Adorata dagli americani del nord, apprezzata da quelli del sud e poco conosciuta dagli italiani, pur non avendo una forte identità l’isola di Aruba offre degli scorci affascinanti e colorati che non ti lasciano indifferente: l‘Ente del Turismo ci ha portati per una settimana alla scoperta dell’isola e adesso vi raccontiamo com’è andata!
Un volo KLM da Amsterdam ci ha portati al Reina Beatrix Airport giusto in tempo per ammirare il tramonto, poco dopo le 18.00. Il primo hotel in cui siamo stati è il Divi Village Golf, situato oltre la strada, davanti ad una delle spiagge più belle dell’isola, Eagle Beach. Una casetta con camera, due bagni con jacuzzi, cucina, soggiorno e veranda, sono stati la nostra base per i primi tre giorni. Ogni mattina alle 7, causa fuso orario, facevo un giro per la spiaggia dove trovavo qualche runners e qualche altro europeo che si era alzato troppo presto dal letto: la luce tiepida del sole che sorgeva alle mie spalle e la presenza di pochissime persone, hanno sempre reso unico quel momento.
Giorno 1-La prima giornata è iniziata con la scoperta dell’Arikok National park, che copre il 18% del territorio di Aruba. La guida ci ha condotti all’interno del parco attraverso un percorso battuto, caratterizzato dalla presenza di numerose piante di cactus e aloe che colpiscono maggiormente a colpo d’occhio. All’interno del parco si trovano Boa, Cascabel (un tipo di serpente a sonagli) e Santanero (un serpente velenoso ma non pericoloso, che non supera i 50 cm) che però abbiamo visto solo nelle teche dell’ufficio. Durante le due ore nel parco la guida ci ha mostrato le grotte con le incisioni degli indiani Caquetío e le case dei primi colonizzatori dell’isola, costruite in legno di cactus. Non abbiamo purtroppo visitato le grotte Guadirikiri e Fonteyn che sembrano molto suggestive;
Dopo aver fatto una pausa caffè in un bar del paese, ci siamo diretti verso il Natural Bridge, situato poco lontano, dove uno scorcio selvaggio e movimentato, mostra il volto della costa nord orientale di Aruba, caratterizzata da scogli, raffiche di vento e onde che si infrangono. Questo ponte è uno dei tanti che si trovano in giro per l’isola, creato naturalmente dall’erosione delle onde sugli scogli.
La visita alla Butterfly Farm ci ha permesso di conoscere da vicino il fragile mondo delle farfalle, poco prima di gustarci il primo pranzo al ristorante del Divi Village. Il pomeriggio lo abbiamo trascorso visitando le strutture sul mare di Eagle Beach, delle quali vi parlerò in seguito. Che vogliate una camera pieds dans l’eau oppure una più riservata ma a due passi dalla spiaggia, ad Aruba ci sono strutture per tutte le esigenze.
Il tramonto è stato perfetto, non potevamo chiedere di meglio. In due settimane ai Caraibi ad agosto non sono riuscita a vederne uno, qui invece è stato molto più facile del previsto. Avremmo voluto trattenerci molto di più in spiaggia ma il Carubbian Festival ci aspettava: il Carubbian Festival si svolge a San Nicolas, ed è un evento che viene proposto ogni settimana da gennaio a novembre. Dopo aver mangiato piatti della cucina tipica in strada, abbiamo assistito al live show per la via principale del paese, terminato con una parata di ballerini in costume che ricordavano vagamente il carnevale brasiliano. Una serata dedicata ai turisti, ma apprezzata anche dai locali che vale la pena vedere. Da non perdere il caratteristico bar in angolo che non farete a meno di notare per l’incredibile quantità di oggetti appesi alle pareti!
Giorno 2- La mattina di venerdì è stata caratterizzata dalle parole “Cinturon” e “Aguàntate” – spero si scriva così- pronunciate più e più volte dalla guida del 4×4 che ci ha portato in sentieri poco battuti e molto sconnessi nella zona selvaggia di Aruba. Una terra arida composta da dune di sabbia bianca nel tratto più a nord e da rocce scure nella parte successiva in cui ci siamo fermati ad ammirare il panorama e a scattare foto. Molti di coloro che sono passati da qui nel corso del tempo, hanno lasciato il proprio segno con un tempietto di sassi. Siamo arrivati indenni alla Natural Pool, ma la GoPro attaccata allo specchietto del 4×4 vi mostrerà quanto sia stato divertente e agitato il percorso fatto! La piscina naturale è incastonata tra le rocce e serve un pizzico di agilità per arrivarci: il tuffo che farete vi ripagherà di tutta la fatica fatta per arrivarci!
Il pranzo è stato memorabile. Uno dei pranzi più soddisfacenti della mia vita di viaggiatrice. Zeerover N.V. pur essendo conosciuto da qualche turista ben informato, rappresenta l’essenza della semplicità e della cucina gustosa, spartana ed economica in un contesto casalingo. Questa pescheria/ristorante si trova nel paesino sul mare di Savaneta e vicino ai grandi tavoli in legno affacciati sul mare, si trovano pescivendoli intenti a pulire barracuda e wahoo non molto distanti dal cuoco che frigge un centinaio di chili di gamberi e pesce. Non ho scritto male: considerando che solo al nostro tavolo abbiamo preso 3 kg di gamberi e 2 kg di pesce, è facile intuire che in una giornata, la quantità di materia prima raggiunga il quintale. Non vi piace il fritto? Cambiate ristorante! Qui si mangia solo questo, rigorosamente accompagnato da patatine e platano fritto e svariate bottiglie di Balashi, la birra prodotta ad Aruba.
Con non poca fatica ci siamo alzati dal tavolo per raggiungere la vicina Baby Beach, una spiaggia situata nella punta sud dell’isola. Se non fosse per la presenza di una raffineria nella parte retrostante, sarebbe una spiaggia da sogno: posizionatevi in modo da averla alle spalle e non la noterete! Giusto il tempo di fare un bagno che il cielo si è coperto di nuvole, quindi ne abbiamo approfittato per fare un giro di Oranjestad, la capitale. Situata sul mare, con un grande porto dove attraccato le navi da crociera, questo paesino offre bancarelle per comprare souvenir, boutique di alto livello e il museo archeologico ma la sua architettura non ci ha colpiti.
Rientrando verso l’hotel, col sole che stava per tramontare, abbiamo avuto il piacere di assistere ad un matrimonio in spiaggia, un classico a cui siamo abituati vedendo film americani: non potendovi mostrare tutto adesso, nei prossimi giorni scriverò un post dedicato a questo fortunato incontro che abbiamo fotografato in ogni singolo momento. Un’ora di vero romanticismo!
L’atmosfera romantica è proseguita al ristorante Papiamento, un’istituzione di Aruba dal 1983. I tavoli illuminati solo da candele e da quale luce appesa sugli alberi, sono incastonati nel ricchissimo giardino di un’antica villa, arredata con elementi di pregio. La cucina di chef Edward propone piatti tipici arubani come la Keeshi Yena e i gamberi in salsa creola, assieme a piatti europei rivisti in chiave caraibica che abbiamo apprezzato molto. Il tutto accompagnato da ottimo vino bianco e rosso scelti da una cantina ben fornita. Anche per questa seconda giornata ad Aruba ci sentiamo molto soddisfatti, non credete?
Foto 9 scattata da Franco Dipietro