Da qualche giorno gira la notizia che presto sarà possibile telefonare e utilizzare liberamente il collegamento internet a bordo di tutti i voli: sarà un disastro e vi spiego perché!
No mamma, non sono arrivata. Tutti i genitori italiani sono ansiosi, soprattutto quando c’è da prendere un aereo. Sono così ansiosi da chiamare i nostri telefoni quando sono sicuri che siano spenti, in modo da ricevere il messaggio appena li accendiamo: a quel punto tirano un sospiro di sollievo ma non basta! Ci chiamano o pretendono il classico e rassicurante messaggio “Arrivata, tutto bene”.
Dal momento in cui potremo chiamare e ricevere telefonate, sarà un pullulare di mamme e babbi che chiamano per sapere come va, se ci sono state turbolenze e quanto manca all’atterraggio. E cosa abbiamo mangiato.
Internet free uguale Facebook, Twitter, e-mail e lavoro. I voli intercontinentali possono essere noiosi ma se volate con compagnie comode, tipo Emirates, avete molti film da vedere, musica da ascoltare e passate il tempo lasciando da parte il vostro telefono che, spesso, tenete tra le mani più del previsto. O almeno è così per me. In aereo mi godo quei due, tre film senza pensieri, senza dover controllare se ho notifiche, senza la pressione di dire la cosa giusta al momento giusto. Mi dedico a me stessa e a ciò che davvero voglio fare in quelle ore di volo e l’idea di avere il telefono acceso proprio come a terra, non mi permetterebbe di rilassarmi allo stesso modo e lo stesso potrebbe valere per molti miei vicini di sedile.
Per non parlare poi di tutte le foto, gli status e i selfies fatti con le hostess che ti servono pollo rinseccolito con riso bianco e salsa al curry. No, non ne sentiamo il bisogno.
Gli incidenti, gli inconvenienti e i disastri live. Il comandante informa i passeggeri di una turbolenza, non pensate che ci sarà qualcuno che filma i successivi 10 minuti e poi li posta su YouTube? Per non parlare di quando invece delle turbolenze avvengono incidenti veri e propri, con tanto di scivoli, o fuoco, o mascherine. Scommetto che nascerà anche un hashtag dedicato, che sarà monitorato costantemente da Repubblica per le news più drammatiche che piacciono tanto ai lettori. No, non ne sentiamo il bisogno.
I litigi, i “ti amo tanto”, i “mi manchi”, i “amore, la mamma torna presto”. L’aereo mette a dura prova i rapporti interpersonali: nei voli a lungo raggio dobbiamo resistere ore e ore seduti vicino a degli sconosciuti con i quali spesso dobbiamo forzatamente inventare delle conversazioni per passare il tempo e per essere gentili. Siamo così a stretto contatto da avere il loro cuscino appoggiato al nostro, da avere il bracciolo in comune e da sentire ogni odore possibile. Quindi se il nostro vicino osasse fare una telefonata, ne saremmo del tutto coinvolti: dal litigio con la moglie al puci-puci degli innamorati a distanza, dalle rassicurazioni di mamme viaggiatrici ai figli rimasti a casa alle discussioni col capo per un contratto andato male. E se lo fanno un attimo dopo che ci siamo addormentati, dovranno richiamare i parenti per avvertirli che li abbiamo minacciati di non arrivare a destinazione sani e salvi. No, non ne sentiamo il bisogno.
Se da un lato ci possono essere dei lati positivi sul restare connessi, tipo lavorare durante il volo, trovo che i lati negativi siano molti di più e l’idea di non poter scappare da questa situazione, costretta su un sedile con altre 200 persone, mi agita un attimo.
Photo Credit: brendan wilkinson via Compfight cc